Inopportuno, Armilla, e vano e frale
Vi prende? Di che mai temere? In questa
Reggia siam salvi.
Arm. Adunque, qual cagione
Vi fa sì strano, impaziente, e torbido
Disturbator della mia pace, e della
Pace del fratel vostro, e delle nozze?
Confessatemi il ver. (con dolcezza) Forse?... Deh dite...
Confessatemi il ver. Forse v’han preso
Queste, quali si sieno, mie fattezze,
Di stravagante ed improvviso amore,
Che vi metta in tumulto? Ah no, Jennaro;
So, ch’io mal penso... è vero? A Millo vostro,
Che tanto amate, un sì gran torto mai
Non fareste, o Jennaro... è vero?... A Millo,
Ch’è le viscere vostre, e sì vi preme,
Non torreste la vita... è ver?... Piangete!
Oh Dio, che vedo mai? Piangete!
Jen. Armilla,
Non è ver ciò che dite. Amo il fratello,
Più che le carni mie. So, che in voi stessa
Amar dovrei del fratel mio la sposa... (a parte con affanno)
Troppo dico... che penai... che barbarie!
(ad Arm.) Altro non posso dir, nè deggio dirvi,
Nè vi so dire... (s’inginocchia) E solo col più forte
Sentimento dell’alma, per l’affetto,
Che avete pel fratel, per quel dolore,