I ministri apparecchiano, nè trovo
Norma a salvar dalla vorace fera,
Da Norando crudele minacciata,
Le carni sue. O umano ingegno frale!
O tremor, che le viscere mi scuoti!
O barbara cagion de’ miei tormenti,
Palesar non ti posso! (vede Armilla; si spaventa) Oh Dio! qui Armilla!
Che m’abbia udito? Già ribrezzo e spasmo
Mi stringe il core, e di cambiarmi in pietra
Mi sembra ogni momento.
Arm. (appressandosegli)Sono queste,
Jennaro, le allegrezze, e quella gioia,
E quelle nozze tanto desiate?
Con sospir, con singulti, con affanni,
Con strani modi, con dispetti enormi
S’accendono dissidi? S’accompagnano
Con tai feste le nozze? Quelle nozze
Da voi volute, e per sì lungo tempo,
E sì lunghe fatiche, da voi stesso
Procurate al fratello? Sì felice
Principio hanno i miei giorni in questa Reggia?
Ditemi il ver, Jennaro; avete forse
Qualche timor sì forte di Norando,
Mio genitor, della sua gran possanza
Che fuor da’ sentimenti oprar vi faccia?
Confessatemi il vero.
Jen. (da sè agitato)Oh Dio! m’ha inteso
A favellar, (alto con franchezza sforzata) Ah qual pensiero mai