Or per la Reggia i miei fidi ministri
Mesto e pensoso l’han veduto andarsi,
E come fuor di sè. Sospiri e lagrime,
Affannosi sospiri, e pianto amaro
Versar dagli occhi, indi celarsi invano.
Deh mi togliete un sì barbaro peso
Da questo sen; tutto narrate, e datemi
A un colpo sol la morte.
Arm. Io non vi niego,
Millo, le stravaganze usate, e questo
Sospirar, lagrimar, che mi narrate,
Sospettosa mi rende. Del cor mio
Render posso ragion. Millo, io v’adoro,
E, se v’inganno, un fulmine dal Cielo
Caggia su questo capo. Per le nozze
Pronta son. Più verace e chiaro pegno
Dell’amor mio non saprei dare ad uomo.
Strano vi parrà forse un così forte,
Ed improvviso affetto, una sì salda
Simpatia, ch’ho per voi, che romanzesca
Sembra ed inverisimile. Di questa
In gran parte è cagione il fratel vostro
Che nel breve viaggio, che facemmo
In questo dì, co’ più soavi modi,
Co’ più vìvi colori, e con favella
Seducente, di voi sempre parlommi;
E la bella presenza, e i dolci modi,
E il cor sincero, e l’indole costante
Mi dipinse anelando, e a tal, che prima,
Ch’io vi vedessi, era di voi ferita,