naliera adunanza letteraria.» e in villa tutta la numerosa figliuolanza s’esercitava non solo a recitare «opere tragiche e comiche apparate a memoria» ma ancora «farse giocose di piccolo intreccio alla sprovveduta.» Egli e sua sorella Marina sapevano contraffare assai bene certune fra le più ridicole persone del villaggio. «Innestando alle farse, scrive il Gozzi, molte scene appoggiate a dialoghi ed a contrasti famosi di quelle mogli e di que’ mariti, spesso ubbriachi, co’ panni indosso dei nostri originali imitati, la copia d’imitazione era tanto pontuale agli occhi de’ nostri villerecci ascoltatori, che conoscendola, ridendo bestialmente ci caricavano d’applausi proporzionati alle loro grossolane nature. A mio padre ed a mia madre venne il capriccio di voler essere imitati in una farsa da me e dalla mia sorella accennata. Facemmo gli schizzinosi alquanto, ma bisogna obbedire al padre e alla madre. Gli abbiamo serviti con una esattissima imitazione di vestiti, d’attitudini, d’intercalari e di dialoghi in alcune scene intrecciate di famigliari contrasti tra lor consueti. La maraviglia loro fu grande e le loro risa furono il castigo alla nostra obbediente temerità.1» Esemplari educatori davvero quel padre e quella madre Gozzi! Ma essi non s’aspettavano di certo che questi semi fruttificassero poi così bene nell’animo di Carlo, tanto per l’amore
- ↑ Ibid, pag. 18.