Mil. (sorpreso) Qual stravaganza è questa!
Pant. (attonito) Cossa diavolo aveu fatto! Un falcon de quella sorte, che copava i francolini colla coa? Oh poveretto mi! Son storno, non intendo gnente.
Mil. (con sussiego) Era vostro, fratel. Se v’era caro,
Potevate tenerlo. Vi sovvenga,
Fratel vi son, ma vi son Re.
Jen. (confuso) Scusate...
Un ratto... un entusiasmo... (a parte disperato) Acerbo arcano!
E svelar non ti posso! (con amorevolezza) Quel corsiere,
D’ogni altro più gentil, vi risarcisca
Dell’ucciso falcon. Su quel salendo,
E ritrovando in quello una destrezza,
Ch’unqua non fu in destrier, vi scorderete
Della perdita fatta, e ch’ora il mio
Cieco entusiasmo cagionò.
Mil. (da sè) Vaneggio;
E non so indovinar... Sì, quel destriere
Accetto, e salirò. Sino alla Reggia
Proverò il suo valor. Nel cocchio mio
Voi salirete insiem coll’Ammiraglio.
(I servi avvicinano il cavallo; Millo prende le redini per salirvi)
Jen. (da sè con furore) Date forza voi. Numi, al braccio mio,
Sicchè un fratel possa salvar da morte.