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atto primo. 61

     Armilla, dolce mia figliuola, reca
     A Millo, tuo fratel. Del torto indegno,
     Che a me facesti, pagherai la pena,
     E pagheralla il fratel tuo. Norando,
     Principe di Damasco, non è vile
     Da sofferir gli oltraggi. Se la fiera
     Burrasca non bastò per farti chiaro
     Del mio poter, s’avvereranno i detti
     Delle colombe...
     Jen. (supplichevole) Ma, Norando, ascolta...
     Nor. No, non t’ascolto più. Dalla mia forza,
     Che credi tu, che Armilla, ora tua preda,
     Non si potesse tor? Vendetta io voglio,
     Bramo vendetta sol, strage, rovina
     Contro la stirpe tua, contro ad Armilla,
     Disubbidiente a me. Norando offeso
     Vendicato sarà. Conduci Armilla,
     Quel destrier, quel falcone; a tuo fratello
     Tutto consegna, o pietra rimarrai.
     Se con un cenno solo farai noto
     Ad altri, fuor di te, quel gran periglio,
     Che sovrasta al fratello, un freddo sasso
     Rimarrai tosto. Ti rimani, iniquo,
     Nell’abisso crudel de’ tuoi spaventi,
     De’ tuoi castighi. A rapir donne impara (sale di nuovo sul mostro marino, e velocemente sparisce).
     Jen. (spaventato ed attonito) Misero me! che fo? Conduci Armilla,
     Quel destrier, quel falcone; a tuo fratello