Armilla, dolce mia figliuola, reca
A Millo, tuo fratel. Del torto indegno,
Che a me facesti, pagherai la pena,
E pagheralla il fratel tuo. Norando,
Principe di Damasco, non è vile
Da sofferir gli oltraggi. Se la fiera
Burrasca non bastò per farti chiaro
Del mio poter, s’avvereranno i detti
Delle colombe...
Jen. (supplichevole) Ma, Norando, ascolta...
Nor. No, non t’ascolto più. Dalla mia forza,
Che credi tu, che Armilla, ora tua preda,
Non si potesse tor? Vendetta io voglio,
Bramo vendetta sol, strage, rovina
Contro la stirpe tua, contro ad Armilla,
Disubbidiente a me. Norando offeso
Vendicato sarà. Conduci Armilla,
Quel destrier, quel falcone; a tuo fratello
Tutto consegna, o pietra rimarrai.
Se con un cenno solo farai noto
Ad altri, fuor di te, quel gran periglio,
Che sovrasta al fratello, un freddo sasso
Rimarrai tosto. Ti rimani, iniquo,
Nell’abisso crudel de’ tuoi spaventi,
De’ tuoi castighi. A rapir donne impara (sale di nuovo sul mostro marino, e velocemente sparisce).
Jen. (spaventato ed attonito) Misero me! che fo? Conduci Armilla,
Quel destrier, quel falcone; a tuo fratello