Ma se l’estremo amor d’un mio fratello,
Se la necessità, se il caso atroce
M’han ridotto a tal passo, e se nel petto,
Come negli occhi vostri, e nel sembiante
Dolcemente apparisce, avete il core,
Perdono Armilla, deh perdon!... (s’inginocchia).
Arm. Jennaro,
Sorgete. Dappoichè di Re consorte
Esser dovrò, del rigido mio padre,
Confesso a voi, che mal la schiavitude,
In cui barbaramente mi tenea,
Sofferiva. Perdono all’error vostro,
E lodo in voi, che d’un fratello amante,
Raro esempio a’ dì nostri, a sì gran segno
Siate, o Jennaro.
Jen.(alzandosi) O umana, o saggia, o illustre,
O generosa Principessa.
Arm. Ma,
Che vai, Jennaro, il mio perdon? Compiango
In voi, misero, in voi tra i più infelici
La miseria maggior.
Jen. Qual infortunio
La mia felicità scemar potrebbe?
Salvo un fralel, che più di me stesso amo:
Da voi dell’error mio perdono ottenni;
Chi può turbar?...
Arm. Norando, il padre mio,
Implacabile, fier, di regia stirpe,
Insuperabil negromante, a tale,
Che ferma il sol, rovescia i monti alpestri,