Se non ritrovi femmina, che sia,
Come quel marmo bianca,
Vermiglia come il sangue del mio Corvo,
Di ciglia e chiome ad eguaglianza nere
Del mio Corvo alle penne, io prego Pluto,
Di smania e d’inquietudine tu mora.
Così detto disparve, e il mio fratello,
(Mirabil caso!) in quell’augello fiso,
In quel sangue, in quel marmo, affascinato,
Inquieto, rabbioso, da quel loco
Più partir non volea. Di là con forza
Alla Reggia il ridussi. Da quel punto
Non argomenti, non riflessi, o prieghi,
O mille arti bastar. Sospiri e lagrime,
Mestizia insuperabile, il fratello,
Il caro fratel mio consuma e uccide;
E folle per la Reggia ogni momento
Va reiterando: Chi di voi mi reca
Donna di chiome e ciglia nere, come
Le penne del fatal Corvo, e vermiglia,
Come il suo sangue, e bianca al paragone
Della pietra, su cui l’augel morìo?
Arm. (a parte) Mirabil veramente è il caso, e nuovo!
Jen. Afflitto io mando ambasciatori e spie
Per tutte le città, di simil donna
In traccia, e indarno; che la candidezza
Di quella pietra, e del sangue il vermiglio
Di quel Corvo, ed il nero delle piume
Non si rinvenne in donna mai. Frattanto
Il mio caro fratel vedea perire.