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atto primo. 49

Smer.Boia, che le dirai?
     Che ridur puossi una real donzella
     In sul tuo legno con preghiere ed arte,
     Per mostrarle merletti, e drappi, e gioie,
     E nastri e gale non più viste al mondo,
     Ond’ella possa comperar, e scegliere
     Ciò, che le piace più, così incitando
     La femminil vana fralezza, e poi
     Mentre sta intenta l’innocente in mille
     Merci diverse, le dirai, che puossi
     Salpar il ferro, dar le vele a’ venti,
     Ridursi in alto mare, e a questo modo
     Dal sen paterno distaccar le figlie?
     Rapir le Principesse? Ladro, infame,
     Ben degno d’un capestro, e d’una forca,
     D’una scure sul collo...
Jen.Olà, miei servi.
     Levatemi di qua questa insolente,
     Garrula femminella (vengono dei servi).
Arm.Oh Dio! Tiranno,
     Solo con me vuoi rimaner? T’intendo.
     Prima morrò...
Jen.No, Principessa illustre.
     Sol di scolparmi intendo, e male io soffro
     D’un’arrabbiata femmina parole
     Ingiuriose troppo, e che interrotto
     Il mio discorso sia, che non mi toglie
     La colpa no, ma raddolcir la puote,
     E in parte a voi calmar l’angoscia. Vada.
(ai servi, che la conducono via a forza).

Gozzi. 4