Smer.Boia, che le dirai?
Che ridur puossi una real donzella
In sul tuo legno con preghiere ed arte,
Per mostrarle merletti, e drappi, e gioie,
E nastri e gale non più viste al mondo,
Ond’ella possa comperar, e scegliere
Ciò, che le piace più, così incitando
La femminil vana fralezza, e poi
Mentre sta intenta l’innocente in mille
Merci diverse, le dirai, che puossi
Salpar il ferro, dar le vele a’ venti,
Ridursi in alto mare, e a questo modo
Dal sen paterno distaccar le figlie?
Rapir le Principesse? Ladro, infame,
Ben degno d’un capestro, e d’una forca,
D’una scure sul collo...
Jen.Olà, miei servi.
Levatemi di qua questa insolente,
Garrula femminella (vengono dei servi).
Arm.Oh Dio! Tiranno,
Solo con me vuoi rimaner? T’intendo.
Prima morrò...
Jen.No, Principessa illustre.
Sol di scolparmi intendo, e male io soffro
D’un’arrabbiata femmina parole
Ingiuriose troppo, e che interrotto
Il mio discorso sia, che non mi toglie
La colpa no, ma raddolcir la puote,
E in parte a voi calmar l’angoscia. Vada.
(ai servi, che la conducono via a forza).