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atto primo. 47


mille beneficenze, che xe trent’anni, sin sotto la felice memoria del Re so Pare, e po son un cuor della Zuecca, e tanto basta.

Jen. È vero; ho infinite caparre del vostro buon animo, e della vostra bravura nella navigazione, e in fatti l’aver oggi ridotta in porto, e in salvo questa galera da sì tremenda burrasca basta per immortalare un Ammiraglio. Quanto siamo lontani dal Regno nostro di Frattombrosa? Che farà questo tempo. Pantalone?

Pant. Questo se chiama porto Sportela. Dalla città de Frattombrosa semo lontani diese mia. El tempo va bonazzando; el vento se va zirando da ponente. Da qua do o tre ore, nu gavemo seren, e in tun’oretta e mezza al più semo a Frattombrosa a consolar el povero Re Millo, so fradello, al qual le recchie deve businar ogni momento, perchè ella non fa altro che nominarlo. El dièesser appassionà morto de no aver de ella nè niova, nè imbassada; che sia benedetto ai fradelli, che se vol ben. Possio dir ancora, che la xe fradello d’un Re?

Jen. Sì, ora lo potete dire (guardando verso la galera, da cui si vedranno uscire Armilla e Smeraldina, piangenti, assistite dai servi). Ma ecco la mia rapita Principessa, ch’esce dalla galera oppressa dalla mestizia. Partite, e fate dirizzare due padiglioni su questa spiaggia, onde si possa prendere un poco di riposo, e rinfrancarsi dalla passata burrasca. Spedite tosto un