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38 | l’amore |
Aprivasi la scena alla cucina regia. Non si vide mai una regia cucina più miserabile di questa.
Il resto della Rappresentazione non era, che il resto della fola minutamente rappresentata, in cui erano già interessatissimi gli animi degli spettatori.
La parodia non girava, che sulle bassezze, e trivialità d’alcune opere, e sull’avvilimento di alcuni caratteri dei due Poeti.
Un’eccessiva mendicità, improprietà e bassezza formavano la parodìa.
Si vedeva Truffaldino affaccendato a infilzare un arrosto. Narrava disperato, che, non essendovi in quella cucina girarrosto, girando egli lo spiedo, era comparsa una colomba sopra un finestrino; ch’era corso tra lui e la colomba questo dialogo. Le parole sono del testo. La colomba gli aveva detto: Bon dì, cogo de cusina. Egli le avea risposto: Bon dì, bianca colombina. La colomba aveva soggiunto: Prego el Cielo, che ti te possi indormenzar: che el rosto se possa brusar: perchè la Mora, brutto muso, no ghe ne possa magnar. Un prodigioso sonno lo aveva assalito; s’era addormentato; l’arrosto si era incenerito. Questo accidente era nato due volte. Due arrosti si erano abbruciati. Frettoloso metteva il terzo arrosto al fuoco. Si vedeva comparire la colomba, il dialogo si replicava. Il sonno portentoso assaliva Truffaldino. Questo grazioso personaggio faceva tutti gli sforzi per non dormire; i suoi