indole, co’ suoi costumi e con tutto il suo passato. Donde apparisce come delle sue Memorie, al pari di tutte l’altre sue Opere, che sono tutte, di polemica o satiriche, bisogni valersi con molta cautela al fine di trarne notizie per la sua vita o per gli intendimenti dell’arte sua. E tuttavia se v’ha scrittore, che importi conoscere intimamente per giudicarlo bene, è appunto il Gozzi, intorno al quale s’è venuto formando una specie d’arcano, e a mantenerlo contribuirono non poco certi particolari difetti del suo stile, e la rarità relativa delle sue Opere, per cagione delle due sole edizioni che ne furono fatte. Ecco quindi una nuova ragione di ripubblicare le Fiabe, forse non ben note neppure a tutti quelli, che ne hanno parlato, e documento principalissimo del bizzarro ingegno del Gozzi. Oltredichè, durando ancora «l’incerto e timido ecletismo (scriveva anni sono il Carducci) col quale noi andiamo come a tastone per le vie dell’arte1» e fra le molte prove, onde scrittori incerti tentano il gusto d’un pubblico più incerto di loro, spesseggiando pure quelle di genere fantastico ed umoristico, pare giusto ed opportuno, risuscitare la memoria d’uno scrittore italiano, che, raccolta la tradizione dei nostri eroicomici e romanzeschi, cercò ingegnosamente ricongiungerla alla tradizione della commedia popolare e della
- ↑ Di Alcune Condizioni della Presente Letteratura nei Bozzetti e Discorsi.