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ATTO TERZO

SI apriva la scena al luogo, dov’era il lago di abitazione della Fata Morgana. Si vedeva un albero grande; sotto a quello un sasso grande, in forma di sedile. Erano pure sparsi per quella campagna vari macigni.

Smeraldina, il di cui linguaggio era di Turca Italianizzata, stava sulla riva del lago per attendere gli ordini della Fata. S’impazientava, chiamava.

Usciva la Fata dal lago. Narrava d’essere stata all’Inferno, e di aver saputo, che Tartaglia, e Truffaldìno, aiutati da Celio, venivano, spinti dal mantice d’un Diavolo, vittoriosi delle tre Melarance. Smeraldina rimproverava la sua ignoranza nella magia; era arrabbiata. Morgana, che non si stancasse. Per un accidente ordinato da lei, Truffaldino sarebbe arrivato in quel luogo disgiunto dal Principe. Una fame e una sete magica lo molestereb-