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delle tre melarance 23


Tartaglia, e Truffaldino dovevano fare duemila miglia per giungere al castello di Creonta. Il mio Diavolo col mantice giustifica il viaggio meglio del cavallo del Sig. Abate Chiari.

Questi due personaggi sempre facetissimi si levavano da terra sbalorditi del caso, e meravigliati del vento avuto dietro. Facevano una descrizione spropositata geografica di paesi, monti, fiumi, e mari passati. Tartaglia sul vento cessato traeva la conseguenza, che le tre Melarance erano vicine. Truffaldino era affannato, avea fame, chiedeva al Principe, se avesse portato seco provvigione di danaro, o cambiali. Tartaglia sprezzava tutte queste basse, e inutili richieste; vedeva un castello sopra un monte e poco lontano. Lo credeva il castello di Creonta, custode delle Melarance; si avviava; Truffaldino lo seguiva sperando di trovar cibo.

Celio Mago usciva, spaventava i due personaggi, procurava invano di dissuader il Principe dall’impresa pericolosa. Descriveva i perigli insuperabili; erano quei, che si narrano a’ bambini con questa fola; ma Celio li descriveva con gli occhi spalancati, con voce terribile, e come se fossero stati gran cose. I perigli consistevano in un portone di ferro, coperto di ruggine per il tempo, in un cane affamato, in una corda d’un pozzo, mezza fracida per l’umido, in una fornaia, che per non avere scopa, spazzava il forno colle proprie poppe. Il Principe nulla intimorito di quei terribili oggetti voleva andar nel castello. Celio vedendolo risoluto