n’ha uno, si può dire, che non lo lodi per deprimere il Goldoni, e che d’altra parte la critica italiana fu così severa a Carlo Gozzi principalmente per amore e, quasi, per vendetta del Goldoni. Eppure nessun confronto è possibile fra questi due uomini! Il contrasto fra essi non è soltanto nella misura dell’ingegno e nell’indole rispettiva. Ma come l’ingegno e l’indole, che natura dà, si svolgono ed operano in un modo o in un altro a seconda della nascita, dell’educazione, della fortuna e delle varie circostanze, fra le quali all’uomo è toccato di vivere, così anche per tuttociò il destino dell’uno e dell’altro li colloca sopra due vie affatto opposte e predispone le manifestazioni diverse della loro indole e gli atteggiamenti diversi del loro ingegno. La vita efficiente d’entrambi comprende la parte veramente originale e caratteristica del secolo XVIII, il quale sino circa alla prima metà non è che uno strascico del Seicento; scrivono entrambi per il teatro, e cessano entrambi di scrivere a non grande distanza di tempo. Ma a questo si limita ogni loro conformità e somiglianza. La giovinezza del Gozzi, benchè si svolga anch’essa in mezzo a vicende non comuni, non ha nulla di quella libertà spensierata e girovaga del Goldoni, che spiega tanto di quel suo scrivere a furia e di quella prodigalità disattenta del suo genio. Ha molto invece di certa selvatichezza mezzo tra beffarda e collerica, che poi determina l’indole della sua satira, e per