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delle tre melarance | 11 |
faldino era una ricetta contro gli etfetti ipocondriaci cagionati dai brevi in versi marteliiani, giunto alla Corte per preservare il Re, il figliuolo, e tutti que’ popoli dal morbo contagioso degli accennati brevi.
Si noti, che nella nimicizia della Fata Morgana, e di Celio Mago erano figurate arditamente e allegoricamente le battaglie Teatrali, che correvano allora tra i Signori due Poeti, Goldoni e Chiari, e che nelle due persone pure della Fata e del Mago, erano figurati in caricatura i due Poeti medesimi. La Fata Morgana era in caricatura il Chiari; Celio in caricatura il Signor Goldoni.
La notizia recata da Brighella dell’arcano sul Truffaldino, metteva della gran confusione in Clarice, e in Leandro. Si consigliavano vari modi di morte occulta, per far perir Truffaldino. Clarice suggeriva arsenico, o archibugiate. Leandro brevi in versi martelliani nella panatella, o vero oppio. Clarice, che martelliani, e oppio erano due cose simili; che Truffaldino gli sembrava d’uno stomaco assai forte per digerire tali ingredienti. Brighella aggiungeva, che Morgana, sapendo gli spettacoli ordinati per divertire il Principe e per farlo ridere, aveva promesso di comparire, e di opporre alle sue risa salubri una maledizione, che l’avrebbe mandato alla morte. Clarice entrava per dar luogo all’apparecchio degli spettacoli ordinati. Leandro, e Brighella entravano per ordinarli.
Aprivasi la scena alla camera del Principe ipo-