circostanze, che l’inspirano, con le tradizioni teatrali, che raccoglie e rinnova, coi fini, che si propone sotto l’involucro e il prestigio delle magie e degli incantesimi, non ha per fermo nulla nè d’ingenuo, nè di primitivo. E violentando quelle relazioni morali e raffinandole in guisa da determinare con esse una legge dello spirito umano, per cui una società prossima a decrepitezza torna, per un ricorso fatale, all’infanzia ed ai trastulli prediletti di questa età, si riescirà a foggiare qualche nuova ed elegante teorica, non nego, ma non per questo si potrà sperare di conoscer meglio e di giudicare più esattamente questo singolarissimo episodio della nostra storia letteraria. Carlo Nodier, discorrendo in genere del Fantastico nella Letteratura, afferma che esso suole apparire, allorchè «sta per cessare l’impero di quelle verità o reali o comunemente accettate, che animavano ancora d’un ultimo soffio di vita i congegni troppo vecchi d’una civiltà.1» Può darsi. Ma il Nodier disegna a grandi tratti la storia del fantastico da Omero al Goethe e muovendosi in così larghi spazii nessuna teoria trova inciampi. Applicando invece quella del Nodier a Carlo Gozzi, se anche le si trovasse qualche riscontro nelle condizioni morali della società Veneziana di quel tempo, certo è però che tanto il poeta, il quale nell’im-
- ↑ Charles Nodier, Contes Fantastiques. Du Fantastique en Littérature, pag. 10.