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prefazione. cxcvii

successione ed eredità, vedendosi per esperienza che per tutti gli uomini che trascurano questi sopra accennati principii, e si abbandonano alle passioni e ai capricci, nessuna facoltà è sufficiente; si riducono a martirizzare la loro mente ne’ raggiri, cadono nelle azioni inoneste, perdono ogni traccia di riparo a’ loro disordini, s’involgono d’abisso in abisso, si rendono indegni della grazia e dei soccorsi di Dio, e si acquistano l’abborrimento di tutti gli uomini.... I commissari che sono da me ordinati, nominati e pregati all’esecuzione delle mie testamentarie disposizioni qui sopra espresse e comandate, sono mio fratello Almorò e il di lui figlio Gasparo, tanto uniti che separati, persone da me conosciute pontuali, onorate e impuntabili, raccomandando al detto mio Nipote Gasparo figlio di mio fratello Almorò di conservare l’affetto alla sua ben educata, morigerata, buona moglie e di aver somma cura alla educazione de’ suoi figli, tenendoli diffesi (sic) dalle false massime della sofistica perniziosa scienza del secolo, che ha rovesciata tutta la umanità in una nebbia di confusione, e in un laberinto di infelicità e di miserie.1» Così Carlo Gozzi s’accomiatava dal suo tempo.

  1. Archivio di Stato di Venezia. Sezione Notarile. Negli atti del Notaio Raffaelle Todeschini (Busta 1). Il testamento fu aperto il 4 Aprile 1806 (il che conferma la data della morte) ad istanza del Nob. Sig. Francesco Gozzi q. Gasparo, di lui nipote, e v’è inserito un Memoriale di Carlo del 28