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prefazione. cxcv

sotto a cui nacqui. Se l’età mia fosse alquanto più fresca, non mi lagnerei nemmeno di questa stella. Fui a visitare giorni sono la mia Tiranna, (?) la quale mi disse che un suo fratello, passando per Pordenone, fu a visitar lei e di averla trovata pingue e in ottimo stato, di che ebbi consolazione. Il mio raffreddore segue, ma è per me il più picciolo de’ miei pensieri, e non fo alcun disordine per accrescerlo. Avvicinandosi il giorno, in cui si dispensano le fave ai fanciulli, mi prendo la libertà d’inviargliene alquante, ond’ella possa fare l’uffizio di madre in questo proposito. A tal tenue spedizione mi persuade il credere che a Pordenone vi siano de’ cattivi fabbricatori di un tal genere. Sono riconoscente alle sue cordiali espressioni e la prego a credere ch’io mi dichiaro cordialmente. Suo Aff.mo Zio Carlo Gozzi.1»


E questo è il vero Gozzi, non quello che la stella maligna dei Contrattempi, riapparente in questa lettera, trasmuta per certa critica fantastica in un negromante, dileguatosi insieme con le Maschere della Commedia dell’Arte nel gran turbine della Rivoluzione Francese. Allorchè tutto in questo andò travolto, il Gozzi anzi si ritirò più che mai in sè medesimo, più che mai si tenne saldo alle sue vecchie idee, e le ultime parole, che scrive, concor-

  1. L’autografo è nel Museo Correr di Venezia. Ne ebbi copia dal Malamani.