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cxciv prefazione.

zienza. Per il vostro conto, il residuo del mio frumento è stara sedici, quarte tre. Sento ch’egli è giunto di prezzo a lire 70. Dalle cose che vedo qui credo che voglia crescere più ancora. Attenderò sino verso l’Aprile a venderlo, perchè la mia sussistenza in quest’anno dipende dal mio poco frumento, non potendo qui riscuotere affitti, e sono in atti forensi. Non parliamo di organizzazione. L’organo è conquassato e si dice che si lavori in una enorme redecima. (sic) Sarà quello che Dio vorrà. Se alla vostra venuta troverete modo di organizzare la vostra famiglia, gli imbarazzi co’ nipoti fuori, e con Checco, che m’è addosso ogni momento, vi stimerò un grand’uomo. Addio. Vostro Aff.mo Fratello Carlo Gozzi.1»


La seconda lettera, che è del 22 Ottobre 1805, è diretta ad una sua nipote, la Contessa Ernesta Gozzi, a Pordenone:


«Riveritissima Sig. Nipote, ebbi carissimi gli augelletti e la ringrazio molto. Giunsero in parte sani e in parte guasti, ma li giudicai tutti sani, essendomi inviati dall’animo suo sano e cortese. Si persuada che de’ pensieri molesti che ho e dei pesi insoffribili, che porto sforzatamente, mi sono ridotto a condannare soltanto la stella maligna,

  1. L’autografo è nella Biblioteca Civica di Bassano. Collezione Gamba. E ne debbo copia al Bibliot. Sig. Dott. Oscar Chilesotti.