Dopo gli scandali del 1777 si separò dalla moglie ed è notevole, in uomo di così retta coscienza, che dei tre figli della Ricci non ritenne con sè che il primogenito. Nell’82 si ritirò dall’arte e visse a Rovigo, scrivendo anche libri ascetici e tutto dato alla devozione. La Ricci invece, tornata che fu da Parigi, entrò nella Compagnia del S. Giovanni Grisostomo a Venezia. Rivide allora il Gozzi, e osò rivolgersi a lui con una lettera garbata, dove, toccando delicatamente la corda sensibile del passato, lo pregava di donare alla sua Compagnia un dramma, da lui già scritto per la Compagnia del Sacchi e mai rappresentato, intitolato: Cimene Pardo. S’era ella avveduta che qualche brace covava ancora sotto le ceneri? Le donne hanno in ciò un intuito, che di rado dà in fallo. Fatto è che, se l’amante non si fece più vivo,1 il poeta la compiacque e le donò il dramma. L’artista lo rimeritò, procurandogli l’ultimo forse dei suoi trionfi teatrali.2 Nel 1793 anche la Ricci lasciò il teatro. Il pietoso marito la riaccolse ed essa, l’isterica, tribolò gli ultimi suoi anni fino al 1806, che il Bartoli morì. Teodora finì pazza, circa nel 1824, nello spedale di S. Servilio presso Venezia.3 A Fran-
- ↑ Aveva a quest’ora 66 anni.
- ↑ Memorie cit. Parte 3. Cap. 3, pag. 205 e segg. Opere. Ediz. 1801-1803 Tom. IX. Prefazione al Dramma Tragico: Cimene Pardo. Tomo XI, Prefazione al Dramma Favoloso-Allegorico: La Figlia dell’Aria ossia l’Innalzamento di Semiramide.
- ↑ Vedi in Tipaldo: Ital. Illustri del Secolo XVIII. T. IX.