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clxxviii | prefazione. |
moglie del peccaminoso Gratarol fu incontrata dal Gozzi sulle scale del Teatro e la sentì a dire, ridendo: «ho voluto venir a vedere mio marito sulla scena.1» Il Gratarol stesso sfidava da un palchetto la tempesta. Essendo poi il dramma un assai pallida cosa e le allusioni e la parodia tanto fiacca, che un pubblico meno prevenuto avrebbe potuto non addarsene neppure, così, ad ogni buon fine, la Dama ed il Capocomico provvidero che l’attore Vitalba, il quale faceva la parte di Don Adone ed avea qualche rassomiglianza col Gratarol, imitasse il vestiario, l’andatura, gli attucci, la pettinatura di lui, sicchè il pubblico a prima vista lo riconoscesse.2 La indovinarono. Lo scandalo fu immenso; ad ogni apparire di Don Adone gli urli, le risate, gli applausi parevano sobbissare il teatro, ed il giorno dopo il povero Pier Antonio Gratarol, che avea durato impavido tutta la sera a quello strazio, era divenuto il ludibrio di tutta Venezia. Tentò ogni via di schermirsi e di vendicarsi e non gliene riescì nessuna. Alla fine, disperato, fuggì. A Stokolma pubblicò una Narrazione Apologetica, nella quale infamava il Gozzi, la Tron, la
- ↑ Memorie cit. Parte 2, Cap. 32, pag. 289.
- ↑ Il Cantù nella Storia degli Italiani, Tomo VI, dà il nome dell’attore, che rappresentò il Don Adone, alla gran Dama e la chiama Caterina Vitalba. Così la Dama diventa pedina, come la Turandot era divenuta maschio.
in numero illimitato.» Op. cit. pag. 110, 111. Il Gratarol, quando gli accadde tutta codesta vicenda, stava per essere nominato Residente a Napoli.