questo vizio al mio passo lento, alla mia taciturnità, e al mio cercare passeggi solitari, mi fece giudicare da tutti quelli che non m’ebbero in pratica un’uomo serio, burbero, impraticabile e fors’anco cattivo. Molti che m’hanno colto occupato in qualcheduno de’ miei molti pensieri colle ciglia brusche incrocicchiate e lo sguardo oscuro, guardandomi sott’occhio, avranno creduto ch’io pensassi ad uccidere qualche nemico, quando pensava a comporre l’Augel belverde.1»
«Non fui avaro, perch’ebbi sempre a schifo il peccalo dell’avarizia, e non fui prodigo forse soltanto perchè non fui ricco.... Averei potuto trarre qualche utilità pecuniaria dal diluvio de’ scritti miei, ma gli ho donati ognora a’ Comici, a’ librai.... I miei scritti sempre satirici..., non prezzolati, avevano il vantaggio d’un certo decoro. Prezzolati, sarebbero.... decaduti..., nelle opinioni e sulle lingue de’ miei contrari, in una insoffribile mercenaria maldicenza, che mi avrebbe forse fatto odioso universalmente. Oltre a ciò non v’è peggiore avvilimento in Italia.... di quello di scrivere prezzolato per i nostri Librai e lo scrivere prezzolato per i Teatri de’ nostri miserabili comici.... Sempre costante nel mio naturale risibile (sic), non potè rattristarsi il mio interno, nemmeno nello scorgere rovesciata la mia sparsa morale, ch’io credeva sana, dalla sottigliezza degli insidiosi e industri sofismi del secolo.... Gli amici miei di stretta amicizia furono pochi ed io fui come il Berni
Degli amici amator miracoloso. |
Il mio interno s’è acceso in qualche raro momento d’irascibile per dei torti ricevuti.... ma pochi istanti bastarono alla mia riflessione a calmare il mio interno.... Ho un istinto risibile tanto in sui spiriti deboli che credono tutto, quanto sui spiriti forti, che ostentano di non creder nulla, ma ho
- ↑ Memorie cit., Parte 2, Cap. 46.