questa sua commedia, in cui ha introdotto un po’ di spettacoloso e di meraviglioso, abbia voluto approfittare del nuovo gusto del pubblico Veneziano per le Fiabe, non mi sembra dubbio. Ma che il Goldoni le abbia imitate, è questa una voce, che s’è andata ripetendo, ma che il Gozzi stesso ribatte con molta ragione1 e che, leggendo la commedia del Goldoni, si vede chiaro non avere alcun fondamento.2 Il Goldoni fu costretto, nei primi tempi della sua dimora in Francia, a ritornare alle tradizioni della Commedia dell’arte e a modellarsi, più che potè, sul gusto dell’Opera Comica Francese. Il gran modello di questo nuovo tentativo del Goldoni è il Ventaglio, vera meraviglia d’arte comica. Allo stesso genere appartiene il Genio Buono e il Genio Cattivo, non ostante le trasformazioni e le macchine, la quale commedia, benchè inferiore di gran lunga al Ventaglio, ha però parti vigorosissime e che indicano un vero ringiovinimento, che il viaggio in Francia avea conferito al genio del Goldoni. Le mie affermazioni si fondano sull’esame della Commedia e su quanto scrive il Goldoni all’Albergati il 18 aprile
- ↑ Memorie cit. Parte 2a, Cap. 4, pag. 34, 35, 36.
- ↑ Mi conferma in questo la lettera dei Goldoni allo Sciugliaga pubblicata dal Sig. Dino Mantovani nell’Opera citata. «Avrei piacere, scrive il Goldoni, di far vedere in Venezia, come si fanno le commedie di trasformazione, senza le Fiabe, senza i Diavoli e senza le piazzate.» (220-21). Vuol dunque correggere, non imitare il Gozzi, e correggerlo, io credo, secondo il gusto francese.