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prefazione. | cxlvii |
vare libro, che gli convenga meglio. Ecco perchè la Staël, lo Schiller, V Hoffmann ammirano il Gozzi ed il grosso pubblico lo lascia andare in obblio. Ma a Carlo Gozzi non mancò se non l’arte di estrinsecare tutto sè stesso nell’opera sua. Restò a mezzo tra il reale e il fantastico, tra la vita ed il sogno. Vagheggiò orizzonti sterminati, ma non ne colse che frammenti, all’opposto del Goldoni, che guardava ad un mondo ristretto, ma con un occhiata lo squadrava tutto. La Vernon Lee mette anzi il Goldoni in più diretto rapporto del Gozzi con la tradizione democratica della Commedia dell’arte e a questo rapporto dà colpa della volgarità, della mediocrità prosaica, che la infastidisce nella commedia Goldoniana.1
Esaminando le concordanze dell’antica favola Tedesca della Turandot con le ricomposizioni fattene dallo Schiller e dal Gozzi, un erudito tedesco di molto nome, Federico Enrico Hagen, piglia anch’esso a celebrare la vittoria del Gozzi sul naturalismo volgare della commedia Goldoniana.2 E siamo già ben lontani cronologicamente dagli entusiasmi Romantici! Ma la sim-
- ↑ Vernon Lee, Studies of the Eighteenth Century in Italy. (London, Satchell, 1880). La Vernon Lee ha ripreso molto graziosamente questo tema in una introduzione di maniera Hoffmaniesca ad una sua fiaba, intitolata: The Prince of the hundred Soups.
- ↑ F. H. von der Hagen, Gesammtabenten hundert altdeutsche Erzählungen. (Stuttgart und Tübingen 1850) Bd. 3, pag. 66.