tutto immaginario, un personaggio di fiaba, che non si sa nè quando nacque, nè quando morì e che si dilegua in mezzo al turbine della Rivoluzione, insieme con Pantalone, Brighella, Arlecchino, deità finite d’un tempo già morto.1 Più che critico, paesista e profilista di fantasia è pure l’inglese Vernon Lee, ma di gran lunga miglior giudice e più acuto dei precedenti. Anch’essa si diverte a variare il tema dell’Hoffmann, dello Chasles e del De Musset sul Gozzi, e a descrivere questo poeta come un medium spiritico, strumento e vittima delle forze occulte, che stanno a mezz’aria tra il cielo e la terra, ma vede chiaro altresì quali elementi dell’antica commedia popolare e dell’arte Carlo Gozzi raccoglie e tenta ringiovanire, vede chiaro qual’è nella storia del nostro teatro la posizione rispettiva della commedia del Goldoni e della Fiaba del Gozzi, e nell’arte poetica di quest’ultimo si contenta di ammirare un forte abbozzo drammatico ed umoristico, che il lettore o l’ascoltatore, ricco di fantasia, può deliziosamente integrare a sua posta, come l’integravano al loro tempo la mimica e l’improvvisazione della Compagnia Sacchi. Chi vuol trovare tutto in un libro, non legga il Gozzi. Chi sa deliziarsi invece in questo sforzo interiore del compiere, fantasticando, gli informi abbozzi del Gozzi, questi non può tro-
- ↑ M. Sand, Masques et Bouffons (Comédie Italienne) Tom. II. (Paris, Levy, 1860).