realtà gli si trasfigura, ogni cosa gli s’illumina d’una luce magica, vede la coda del diavolo passar tra le falde d’ogni vestito, e se qualcuno di lontano lo chiama per isbaglio con un nome diverso dal suo, tosto si crede in balia delle potenze infernali. Tutto questo il De Musset arguisce con troppa libertà dal famoso Capitolo delle Memorie Inutili, dove il Gozzi narra delle Stravaganze e Contrattempi, ai quali la sua stella lo volle soggetto.1 «Trasportate in Germania, scrive il De Musset, la scena dei Contrattempi: e non avete voi lo scolare Anselmo, che non può mai salutare un gran personaggio senza rovesciare una sedia; il piccolo Zaccaria colle sue trasformazioni; e il Consigliere Tussmann, che vede una testa di volpe sulle spalle del suo vicino l’orologiaio, e tutte quelle altre figure, che si fantasmatizzano nella luce fumosa delle taverne di Berlino e di Norimberga? Negare l’originalità dell’Hoffmann non si può; ma sino a qual punto s’è esso appropriata quella del Gozzi? In che misura il poeta Veneziano l’ha egli aiutato ad esaltarsi, a mettersi come fuori di sè medesimo, per vedersi agire, pensare e muovere come le Maschere della commedia dell’arte? Quanto ha preso dal Gozzi il Nodier, che ne ha rifatte le peregrinazioni in Dalmazia? Fino a che segno giunge l’affinità della Fée aux Miettes, di Trilby e di tanti altri lavori del Nodier
- ↑ Parte 3. Cap. 1.