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prefazione. cxxxv

uno scrittore, pel quale egli non avea alcuna simpatia, e deprimer altri, ch’egli avea in buon concetto, consigliava agli Italiani di consolarsi vedendo «onorato di lodi e d’ospizio ancora quello che per poco da noi si rifiuta.1» Strano modo di commentare lo Schlegel, che in mezzo ai dommatismi ed alle esagerazioni della scuola dice, anche a proposito del Gozzi, cose assai belle e giuste. «Questo autore, scrive lo Schlegel, diede la forma dramatica a veri racconti di Fate e vi fece camminar di fronte una parte seria e poetica con una parte grottesca, ove tutte le Maschere avevano il loro pieno sviluppo; simili commedie sono d’un effetto il più grande che mai. Sono esse ordite con estremo ardimento, l’invenzione è piuttosto originale che romantica; e tuttavia sono in Italia le sole composizioni dramatiche ove regnino i sentimenti dell’onore e dell’amore. L’esecuzione poco elucubrata di queste commedie dà loro l’aspetto d’un abbozzo tirato giù come la penna getta; ma

    Finalmente l’unica via d’assicurare la felicità dei due giovani è che i due padri s’ammazzino fra di loro, su di che il sipario cala fra gli applausi.» Il pubblico vuol riveder tutti gli attori e grida: fuori i morti, bravi i morti. E i morti si mostrano anch’essi. — Ludovico Geiger nelle Note all’Italiädnische Reise del Goethe (Berlin 1879) suppone che la Tragedia, di cui parla il Goethe, sia: La Punizione nel Precipizio del Gozzi, e poichè le indicazioni non combinano perfettamente, dice che il Goethe forse non intese bene del tutto. Io ho tentato, ma inutilmente, di accertare il fatto.

  1. Corso dì Letteratura Dramatica di A. G. Schlegel. — Traduz. It. con Note di G. Gherardini. (Milano 1844).