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prefazione. | cxxxv |
uno scrittore, pel quale egli non avea alcuna simpatia, e deprimer altri, ch’egli avea in buon concetto, consigliava agli Italiani di consolarsi vedendo «onorato di lodi e d’ospizio ancora quello che per poco da noi si rifiuta.1» Strano modo di commentare lo Schlegel, che in mezzo ai dommatismi ed alle esagerazioni della scuola dice, anche a proposito del Gozzi, cose assai belle e giuste. «Questo autore, scrive lo Schlegel, diede la forma dramatica a veri racconti di Fate e vi fece camminar di fronte una parte seria e poetica con una parte grottesca, ove tutte le Maschere avevano il loro pieno sviluppo; simili commedie sono d’un effetto il più grande che mai. Sono esse ordite con estremo ardimento, l’invenzione è piuttosto originale che romantica; e tuttavia sono in Italia le sole composizioni dramatiche ove regnino i sentimenti dell’onore e dell’amore. L’esecuzione poco elucubrata di queste commedie dà loro l’aspetto d’un abbozzo tirato giù come la penna getta; ma
- ↑ Corso dì Letteratura Dramatica di A. G. Schlegel. — Traduz. It. con Note di G. Gherardini. (Milano 1844).
Finalmente l’unica via d’assicurare la felicità dei due giovani è che i due padri s’ammazzino fra di loro, su di che il sipario cala fra gli applausi.» Il pubblico vuol riveder tutti gli attori e grida: fuori i morti, bravi i morti. E i morti si mostrano anch’essi. — Ludovico Geiger nelle Note all’Italiädnische Reise del Goethe (Berlin 1879) suppone che la Tragedia, di cui parla il Goethe, sia: La Punizione nel Precipizio del Gozzi, e poichè le indicazioni non combinano perfettamente, dice che il Goethe forse non intese bene del tutto. Io ho tentato, ma inutilmente, di accertare il fatto.