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cxvi prefazione.

senilità della Repubblica di San Marco, nè può contentarsi di dire come il Goethe, coll’indifferenza d’un viaggiatore di passaggio: «essa, come ogni altro essere, cede alla forza del tempo.1» Il Gozzi l’avverte e, patriotta ardentissimo, si appassiona e si arrovella contro ogni novità, perchè la più piccola pietruzza, che si sgretoli dal vecchio edificio, gli sembra che debba cagionarne la rovina totale.

«Troncai il corso alle Fiabe, scrive il Gozzi,

    Opere Ediz. 1772. Tom. VII. pag. 53. Se la piglia sopratutto cogli Abati filosofisti, figurine tipiche del tempo. Cito qualche verso, per darne saggio:

    «Palesa, Creator, se le lumache
    E le rane e le seppie e i polpi ed altre
    Tali fatture tue dalle sublimi
    Chierche notomizzate, e battezzate
    Coll’epiteto raro, che si alletta
    E sì sorprende, di gelatinose,
    Sien forse vegetabili tra noi
    Nuotatori e ambulanti, poichè tronchi
    E le corna e le code, quasi arbusti
    Dall’albero recisi, gli veggiamo
    Ripullular di nuovo e non morire.
    Necessario è, gran Dio, che tu ’l palesi.
    Noi sino ad ora ignari altra scienza
    Non avemmo su questo, che ’l condirli
    Con olio, pepe, e cinnamomi e aceti
    Ed il farne savor, zuppe e insalate,
    Ed a tai nostre notomie ignoranti
    Ghiotte avevamo le tue chierche al studio
    Lodatrici ed assidue....»

    Paragona le oltracotanze della scienza a quella dei Titani, che diedero la scalata al Cielo, e le taccia d’immorale impostura.

  1. Goethe, Italiänische Reise. Briefe, 29 Septemb. 1786.