nessun uomo bizzarro abbia trattato con più insidiosa facezia morale le cose serie, ch’io trattai in questa fola.... I punti gravi, moralmente trattati in questo audace teatrale trattenimento, cagionarono per la città tante dispute e d’una spezie tanto particolare, che infiniti religiosi regolari degli ordini più austeri si trassero le loro tonache, e postisi in maschera, andarono ad ascoltare l’Augellino Belverde con somma attenzione.1» Per farne ben spiccare l’intendimento satirico, il Gozzi riappicca il filo di questa fiaba all’argomento delle Tre Melarance, quantunque la parodia e la satira abbiano cambiato oggetto. L’azione comincia vent’anni dopo la conquista delle Tre Melarance, il vecchio Re di Coppe è morto, il Principe Tartaglia è scomparso da diciannove anni, sua moglie è stata sepolta viva, i due loro gemelli sono stati affogati, la corte è vuota, il regno in balia della regina madre, una vecchia pazza imbertonita d’un poeta estemporaneo e furfante. Tutto questo terribile destino, che fa rassomigliare alla stirpe degli Atridi la stirpe fiabesca delle Tre Melarance, è scongiurato dalla magia. I morti tornano, gli sperduti si ritrovano, e non solo essi,
- ↑ Prefazione all’Augellino Belverde. Il Gozzi stesso narra del Goldoni, che suscitava questi e maggiori entusiasmi. Le sue commedie leggevansi ne’ Collegi, ne’ Monasteri. Il Gozzi sentì un giorno predicare in una Chiesa un Abate Salerni, il quale dichiarò che si preparava alla predica colla lettura delle commedie del Goldoni. Gozzi, Memorie cit. Parte 1. Cap. 34, pag. 266, 67.