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prefazione. | cxi |
sione più assoluta, e nella tranquilla credenza, che da Dio viene ogni potestà dei Grandi e che anche gli eccessi della costoro prepotenza Dio li permette per alcun bene nascosto nell’abisso del suo consiglio, come pure la probità e la costanza di un vecchio ministro ricevono all’ultimo dal Re de’ Genj il dovuto compenso. Quest’è la moralità, che si svolge a traverso i portenti magici e che è racchiusa negli ammaestramenti di Zeim alla schiava:
Ei sempre mi dicea...... |
La generale intenzione satirica della fiaba si deduce da questo tema ed un saggio curioso è in una scena dell’Atto I, in cui Sarchè, figlia di Pantalone (e terza incarnazione dell’Angela del Re Cervo e dei Pitocchi Fortunati) tenuta dal padre nascosta in una campagna, chiede a lui che cosa sia una città ed egli le descrive co’ più minuti
- ↑ Vedi nel Vol. 2. Zeim Re de’ Genj, Atto II, Scena IV, pag. 458.