di costumi, di cerimonie e di usanze bizzarre e feroci, contro le quali s’arrovella inutilmente l’onesta coscienza di Pantalone, primo Ministro, che, con Tartaglia, Brighella e Truffaldino, ministri ancor essi, governa l’impero. Il fondo del dramma è poetico assai, non v’ha dubbio. Non v’ha prestigio di magia. Ma una forza misteriosa ed estraumana governa ad ogni modo tanta stranezza di eventi e di personaggi, e questa e la mescolanza delle vecchie Maschere italiane a personaggi tragici, rinnovata dal Gozzi (le quali Maschere hanno veramente l’aria di esigliati in China, non riesciti ad acclimatarsi) formano un contrasto così nuovo e stridente, che spiega la fortuna grandissima di questa fiaba. Di quella mescolanza il Goethe ha molto lodato il Gozzi1 ed il suo giudizio, quantunque, più che un giudizio, sia l’impressione fuggevole d’un viaggiatore, che ha assistito una sera ad una commedia dell’arte, e la sera dopo ad una tragedia bestiale,2 ha senza dubbio grande importanza. Gli si può contrapporre l’esempio dello Schiller, che, traducendo pel teatro di Weimar la Turandot, si studiò di attenuare, più che potè, quel contrasto fra il carattere stereotipo delle Maschere e l’ambiente non eroico, nè magico (chè allora la parodia salverebbe tutto) ma semplicemente poetico della Fiaba. È da no-
- ↑ Goethe. Italiänische Reise. Briefe, 6 Oct. 1786.
- ↑ Goethe. Op. cit. Briefe, 4-5 Octob. 1786.