Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
prefazione. | xcv |
farlo che l’autore stesso, o chi scrive quasi sotto la sua dettatura o la sua inspirazione. Di certe frangie, fatte alle sue Fiabe dagli ammiratori, il Gozzi stesso si dichiara inconsciente. In esse «scopersero, scriv’egli, delle profonde allegorie, e molte di quelle, ch’io non m’era nè meno sognate.1» E altrove: «Vi trovarono delle bellezze, ch’io non aveva vedute.2» Per non uscire d’argomento o per non lavorare di fantasia, meglio è dunque, cred’io, attenersi a quanto il Gozzi ha detto dell’arte e dell’opera sua, ed alle circostanze storiche, che l’inspirarono ed ora quindi l’illustrano e spiegano.
La terza fiaba del Gozzi fu il Re Cervo, rappresentata il 5 Gennaio 1762. E qui debbo fermarmi per un momento alla questione della cronologia delle Fiabe. Nella migliore edizione delle Fiabe (l’edizione Colombani del 1772) il Gozzi ha stampata per terza la Turandot con la data del 22 Gennaio 1761, e per quarta il Re Cervo con la data del 5 Gennaio 1762, e di più dice espressamente che il Re Cervo fu la quarta Fiaba e che «successe alla Turandot.3» Per buona sorte nell’edizione Zanardi del 1801 si corregge da sè, dice che il Re Cervo fu la terza e sopprime (tanto è vero che rettificava l’errore del 1772) sopprime il: «successe alla Turandot.» S’aggiunga che