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86 la marfisa bizzarra

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     E perch’era in quel secolo un’usanza,
al maritar delle persone altere,
il far di versi una grand ’abbondanza,
parte alla dama e parte al cavaliere;
anzi era questo di tanta importanza
quel di quant’era il mangiare ed il bere,
che questo libro gli sposi ordinavano
e i stampatori a gran costo pagavano;
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     ed avveniva che il raccoglitore,
il qual faceva la dedicatoria,
n’avea dalla signora o dal signore,
pel generoso core o per la boria,
qualche regalo che faceva onore,
ma talor questo uscia dalla memoria;
pur nondimeno parecchi ogni volta
per commession cercavan la raccolta;
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     Marco e Matteo dal Pian di San Michele,
ch’eran torrenti della poesia,
a don Gualtieri accendevan candele
perché Terigi a un d’essi l’ordin dia.
A Matteo don Gualtier non fu fedele,
e con il patto che divisa sia
la mancia tra Gualtieri e il vate Marco,
a questo fece rimaner l’incarco.
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     Allora Marco per tutto il paese
iscreditava Matteo poveretto,
dicendo: — E’ non è buon per queste imprese;
altro non sa che por scene in guazzetto. —
Matteo, quando il ciarlar di Marco intese,
g^va dicendo: — Io fui bene costretto
a far quella raccolta e rinunziai,
che non procuro queste brighe mai. —