Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/94

84 la marfisa bizzarra

27
     Molti dicevan gonfiando le gote:
— Che avvilimento è questo di Ruggero! —
Rispondean altri: — E’ la dá senza dote;
par ch’egli abbia giudizio, a dire il vero.
So dir Terigi accomandar si puote
a san Francesco, a san Gianni, a san Piero,
che a pettinare e’ si toglie una lana
da far che sudi e scoppi di magrana. —
28
     Altri in capo tre giorni, piú o meno,
predicono divorzi o scioglimento.
Nessuno c’è che voglia stare a freno:
fanno argomenti per mostrar talento.
Solo Dodon, tenendo il mento in seno,
guarda sottecchi or l’uno or l’altro attento,
e sogghignava spesso e si stupiva
dell’eterno ciarlar che lo stordiva.
29
     E alla bottega del caffè dov’era,
ad uno che faceva gran contrasto
e volea pur sapere in qual maniera
l’intendesse, Dodon, ch’era omai guasto,
rispose alfin: — Non presi mai mogliera,
prima perché non mi piacque un tal pasto,
ma sopra tutto per non dar cagione
di tanto affanno alle vostre persone.
30
     Marfísa prende Terigi in consorte,
Terigi n’è contento e la vuol prendere.
Io vi rispondo, andando per le corte,
che son contento anch’io, né vo’ contendere.
Né intendo disputar della lor sorte,
perché l’astrologia non soglio vendere.
Se buona fia, godrò di lor quiete;
se trista, a pianger non mi vederete.