Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/90

80 la marfisa bizzarra

11
     Era Angelin di Bordea generoso
e non aveva al risparmio pensiere,
del mal compassionevole, amoroso
verso a’ pitocchi ed elemosiniere.
In capo all’anno era pur timoroso
rimanesse un ducato nel forziere:
tutta l’entrata dell’anno volea
che fosse spesa, e mangiava e godea.
12
     Don Martin, don Ubaldo e don Simone,
preti assai dilettanti de’ buon piatti,
eran sue fedelissime persone,
giornalier commensali allegri ed atti,
autor di salse per digestione,
nemici nel pulir l’ossa de’ gatti.
Con accidenti e nuove del paese
pagano ad Angelin le grosse spese.
13
     Bevendo alla bottega il cioccolato
nella contrada di San Pietro, un giorno
apoplettico cadde, e scilinguato
rimase tosto e mai fece ritorno,
I chirurghi e i dottor coli ’ammalato
lor salassi ed emetici provorno:
Angelin di Bordea si stese morto,
e cosí diede a que’ dottori il torto.
14
     Molti discorsi fece la plebaglia,
se fosse salvo o dannato Angelino,
Ognuno si riscalda e si travaglia
a trovar prò e contro il bruscolino,
com’anche a’ nostri di fa la canaglia
quand’uno è morto in caso repentino.
Don Simon, don Martino e don Ubaldo
volean che fosse in cielo allegro e baldo.