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CANTO QUARTO.


ARGOMENTO.


     Del sigillo real morto è il custode;
nascon baruffe per la sepoltura.
Pel maritaggio di Marfisa s’ode
grand’apparecchio, e don Gualtieri ha cura.
La bizzarra la visita si gode
del sposo, ch’è una gran caricatura.
Le spose alla Ruet van mascherate;
una comparsa l’ha disordinate.


1
     Tanto il pensar de’ paladin corrotto
era, per quanto leggo e al parer mio,
che a gravi colpi di sopra e di sotto,
fulmin, tremuoto o sirail lavorio,
e alle morti improvvise, sette ed otto,
che per avviso lor mandava Dio,
non istupiano o troncavan niente
i lor vizi e lo stare allegramente.
2
     I fulmini, i tremuoti e la tempesta
dicevano esser cosa naturale:
venti bestemmie ed un crollar di testa
era sollievo a chi veniva il male.
Scherzando in una forma disonesta,
rideano e si diceano alla bestiale:
— Io salmeggiai, arsi ulivo e candele,
e la tempesta venne piú crudele. —