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canto terzo 71

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     Fate la cosa appaia un voler vostro;
io mi difenderò dal canto mio
e porrò in opra la voce e l’inchiostro:
avrem l’intento, s’è in piacer di Dio, —
E detto questo, come a Rugger nostro
e a Bradamante: — Che direte s’io
vinta ho Marfisa — disse — in due parole?
E non è condiscesa, anzi lo vuole. —
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     Diceano i due congiunti: — Com’hai fatto? —
Don Guottibuossi avvisa della tresca
e dice: — E’ vi bisogna ad ogni patto
mostrar che il matrimonio vi rincresca,
e farvi trascinare in sul contratto,
e lasciar che Marfisa la prima esca
a ragionarne; e condurrem la trama:
per altra via non si piglia la dama. —
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     Giá era di tre ore mezzogiorno
suonato, e ancor da Rugger non si pranza
(che in casa a’ grandi era quasi uno scorno
pranzare innanzi: tal era l’usanza);
onde udivansi i servi andare attorno
chiamando a desco con bella creanza.
Siedono a mensa. Marfisa siedeva,
e sta ingrognata e mangiar non voleva.
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     Don Guottibuossi non mangia, divora,
e mostra la faccenda al lui non tocchi.
Rugger, ch’era pur saggio, s’addolora,
e mangia adagio e talor chiude gli occhi,
e tra sé ducisi d’avere una suora
da pigliar con la trappola che scocchi.
E Bradamante in sull’avviso stava,
e spicca morsellini e sogghignava.