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70 la marfisa bizzarra

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     gridando che il partito non è buono,
e ch’è passato il tempo de’ mariti,
e ch’io pensassi a cantare in bel tuono
il vespro e non a cercarvi partiti.
Io per giustificarmi sol qui sono,
perché i discorsi vengon travestiti;
e non vorrei, se il falso vi si mostra,
uscir, Marfisa, dalla grazia vostra. —
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     Disse Marfisa: — Altro non vo’ sapere;
e basta mio fratello e mia cognata
abbian di questo nodo dispiacere,
fa ragion che la scritta sia firmata.
Fosse lo sposo un magnano, un barbiere,
dico per via di dire, io son parata;
se fosse il diavol, non avrò paura:
vo’ che facciamo tosto la scrittura.
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     — E’ non è il diavol — rispondeva il prete,
ch’è il marchese Terigi quel ch’io dico;
ma non posso gpiá far ciò che volete:
Bradamante e Rugger non vo’ nimico. —
Non è da dir se a Marfisa la sete
cresce di porre iscompiglio ed intrico:
basta a’ parenti il nodo dispiacesse,
quest’era una ragion ch’ella il volesse.
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     Don Guottibuossi fa del pauroso,
e dice: — O voi vedete, o voi pensate,
non posso fare — e finge il schizzinoso.
Marfisa alfin minaccia le ceffate.
Donde pur vinse il prete malizioso
con queste bagattelle artifiziate,
e infine disse: — E’ convien giocar netto:
del resto ad ubbidirvi mi rassetto.