Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/79


canto terzo 69

47
     Perocch’eravam giunti agli anni trenta,
e, unita agli anni la sua stravaganza,
a poco a poco aveva quasi spenta
ne’ cori degli amanti la costanza.
Stava rimproverando malcontenta
in dieci lettre la poca creanza
a questo e quell’amador disertato,
quando don Guottibuossi è capitato.
48
     Marfísa l’accettava volentieri,
ch’anche de’ preti comincia a degnarsi.
— Ben venga il soprastante a’ cimiteri —
gli disse e che dovesse accomodarsi.
Rispose il prete: — l’ho de’ gran i)ensieri
veder Marfisa ancor maggese starsi,
e sentire i discorsi della piazza,
che non fanno vantaggio a una ragazza. —
49
     EHsse Marfisa: — Prete mio da gabbia,
dch, dimmi un poco che di me si dice; —
e cominciava accendersi di rabbia,
facendo sulle guancie la vernice.
Dice il prete: — E’ non è mestier ch’io v’abbia
a narrar tutto; basta che disdice,
una fanciulla d’un merto infinito
invecchi in casa e non trovi marito.
50
     E quel che piú mi trafigge nel core
è che, pensando al caso vostro d’ora,
m’affaticai come buon servidore
ed avea tratto un bel partito fuora.
Ma fui cacciato come un traditore,
dicendolo a Rugger, che grida ancora.
Fa piú d’esso la sposa Bradamante:
mi die’ g^ú per lo capo del «forfante»,