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canto terzo 61

15
     La notte innanzi al partir sopravvenne
una gran febbre allo staffier mal sano.
Filinoro per questo non isvenne:
dice all’ostier: — Tu mi sembri cristiano.
Ho quel staffier che par giunto all’amenne:
Dio sa se l’amo e se mi sembra strano
ch’io per Parigi devo partir tosto,
e devo lasciar quel cosí indisposto.
16
     Anche un de’ miei poledri è molto stracco,
e non vorrei per la via qualche tresca.
Penso lasciarlo, ed al mio legno attacco
tre cavalli e men vado alla tedesca.
Lo staffier t’accomando, e non a macco:
fa’ che il cavai dí stalla mai non esca.
Per sicurtá dell’uomo e del cavallo,
oste, io non pago il conto senza fallo.
17
     Manderò poi fra quattro o cinque giorni
a levare il cavallo ed il mio servo,
ch’io prego Dio che in sanitá ritorni.
Il mio dovere a quel punto riservo. —
L’oste guardava quegli abiti adorni;
per soggezion gli tremava ogni nervo:
disse che avrebbe perduta la vita,
prima che uscir dagli ordini due dita.
18
     A cenni d’occhi e mani nobilmente
e fiutando tabacco, Filinoro
fé’i tre cavalli attaccar prestamente,
e lascia il quarto che vale un tesoro.
L’oste gli è intorno e gli bacia umilmente
con la berretta in mano il gheron d’oro.
Filinor parte e l’oste inchina il cocchio
insin che può discoprirlo con l’occhio.