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Che gran faccenda a noi grandi saria
Io scriver, com’ei fa, da scorreggiate,
se la nostra spettabil fantasia
volessimo abbassare a sue favate? —
Dal detto al fatto è troppo mala via,
pedante; non convien far le bravate.
Prendi la penna e scrivi al paragone,
e lascia poi decider le persone. 4
So quanto costa a me lo scriver puro,
non so, pedante, delle tue fatiche;
ma convien certo, e non ti paia duro,
due parolette in astratto io ti diche.
— Marmo, calcina e tempo vale un muro,
sapone ed acqua voglion le vesciche.
Sin ch’io canto Marfisa, t’assottiglia:
scrivi qualch’opra che mi sia di briglia. — 5
Marfisa era un cervello suscettibile;
però, i romanzi antichi avendo letti,
come sapete, era prima terribile,
e dormia co’ stivali e i braccialetti;
e quanto piú la cosa era impossibile
nelle battaglie e piú forti gli obietti,
come il Boiardo e l’Ariosto narra,
era piú furiosa e piú bizzarra. 6
Ma poiché furon cambiate le cose
e i nuovi romanzi usciti fuori,
attentamente a leggerli si pose
ed impresse il cervel d’altri colori;
e cercò .solo avventure amorose,
sendo bizzarra ancor, ma negli amori,
e d’altre sorti bizzarrie facea,
come scrive Turpin che lo sapea.