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320 | la marfisa bizzarra |
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Tal fin la bizzarria di Marfisa ebbe,
vivendo con la tossa ben trent’anni;
e il fine a Bradamante molto increbbe
piú dei bizzarri oltrepassati danni,
perché la santa in casa era un giulebbe,
una lingua da dar di molti affanni,
che col labbro divoto e il cor zelante
trattava da bagascia Bradamante.
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E nota il tempo ch’ella si confessa,
se cambia confessore, e s’egli è bello,
se ragiona con uomini alla messa:
sempre è scandal ezzata d’un bordello.
Con ironia la chiama padronessa;
eran le fanti mezzane a pennello;
per le finestre spia le sue vicine,
e fa che son zambracche e concubine.
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Lettor, giacché Marfisa è fatta santa,
io non ho cor d’ucciderla altrimenti,
che il buon esempio è una bella pianta
da non tagliar, s’è specchio a malviventi;
e perché eternamente non si canta
per non seccar le natiche alle genti,
e perché pur sgonfiata ho la zampogna,
fo punto e attendo il plauso o la vergogna.
fine del canto duodecimo ed ultimo