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canto duodecimo ed ultimo 311

119
     Incominciando dalle auguste carte,
dalle legislazioni stabilite,
da’ padri santi, e va’ di parte in parte,
tutte fúr opre false e scimunite.
Senza sublimita, fredde, senz’arte
furon le poesie prima gradite;
e gli orator defunti ed i politici
e i filosofi ciechi, inetti e stilici.
120
     Gridar che i giovinetti assassinati
erano nelle loro educazioni
da pedantacci sciocchi addormentati
sulle pagine antiche e sui marroni.
Alla moral de’ preti o vuoi de’ frati,
e alla moral de’ dotti, retti e buoni,
dissero spaventacchi, inezie e un nulla,
indegno d’una balia ad una culla.
121
     Che riedificare si dovea
de’ nuovi piani di letteratura;
che a ciò che si dicea, che si scrivea
mancava il comun senso e la natura;
ch’era un balordo quel che si perdea
in sullo studio della lingua pura;
che all’uom d’ingegno e pensator bastava
scriver con quel gergon che si parlava.
122
     Fu agevol cosa suader le genti,
che studian sempre poco volentieri,
a ributtare antichi sapienti,
vocabolari e metodi severi.
E perché ognor di novitá e portenti
lu vago l’uman genere e leggeri,
dagl’impostor miracoli attendendo,
ei fu ignorante, dir possiam, dormendo.