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canto duodecimo ed ultimo 305

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     Si de* tener sempre il saggiuolo in mano
in sulle circostanze e conseguenze.
Sospendi le pozion quando è l’uom sano,
o sotterra anderá per le scorrenze.
Infin dall’avol del re Carlo Mano
fúr poste in uso le prime avvertenze,
Pipino il padre l’avea seguitate,
ma Carlo a briglia sciolta l’ha cacciate.
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     Ed aspettando le borse in poltrona
dai mille re del suo impero tiranni,
fa elogi al cuoco se la zuppa è buona,
non prevedendo i suoi futuri affanni.
Frattanto a doppio in sul regno si suona,
traggonsi i cuoi poiché son tratti i panni,
e Carlo Magno è imperatore esoso
d’un popolo avvilito e pidocchioso.
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     La gola, il lusso, la poltronería
gli aggravi ogni anno accresciuti in contanti,
il non pagar per truffa o carestia,
facea fallire ogni giorno mercanti;
sicché il commercio era una sodomia,
un capital in ciarle di birbanti,
ed accigliato ognun rammmemorava
l’antico ben, la fede, e sospirava.
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     Molti grídavan con gli agricoltori:
— Piantate, lavorate, seminate. —
Rispondeano i villan: — Cari signori,
abbiam le carni in sui terrèn lasciate.
Dio vede i nostri affanni ed i sudori;
son le vostre campagne migliorate:
ma abbiam aggravi molti e pochi aiuti,
e i buoi per i gran debiti venduti.