Pagina:Gozzi - La Marfisa bizzarra.djvu/294

284 la marfisa bizzarra

11
     Spiegando i bullettin, che avea riposti
per la gran fretta senza fare esame,
legge che astucci e oriuoli avean posti,
catene, tabacchiere e vasellame,
mille lavor fantastici e supposti,
e tutto d’oro e niente di rame;
indi guaine o vuoi stivali o guanti
per certe dita de’ moderni amanti.
12
     Certe manteche stimolanti ed atte
a risvegliar la snervata lussuria;
certi spiriti ed acque ad arte fatte,
che metton nelle reni della furia;
e cento libri osceni e cose stratte
contro al del, contro la romana curia,
e insegnamenti a creder solamente
nel vin, ne’ cibi e al coito allegramente.
13
     Il bello era a veder ne’ bullettini,
massime in que’ che i libri ricercavano,
le scritte commession da’ paladini,
di spropositi piene, che fummavano.
Parean note dell’arte de’ facchini
a tal che appena si raccapezzavano;
pur volean libri usciti sul Tamigi,
per fare i letterati per Parigi.
14
     Fu per scoppiar di rabbia Dodon santo;
ma finalmente si metteva a ridere.
gridando: — O paladini, o secol, quanto
cercate il mal dal ben scérre e dividere!
Beata etá, se tanto mi dá tanto,
chi retto può dell’avvenir decidere?
Felici tutti i secol che verranno
dietro la traccia di costor che sanno. —