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Difendi almen la povera mia pelle
dall’ugne di seimila e piú Marfise,
che son rimaste vecchiette e donzelle,
perché non han le bizzarrie recise.
Tutte vorran di brigata esser quelle
in quella che Turpino un tempo mise;
e non varran proteste o apologie
con queste imbestialite anime mie. 4
Da’ Nami avari, dagli Astolfi vani,
da’ Terigi grossier, dagli Olivieri,
da’ Rinaldi ebbri, da’ divoti Gani,
Avini, Avoli, Ottoni, Berlinghieri,
e Guottibuossi e Gualtier cappellani, ,
e tante dame e tanti cavalieri
che a quelli di Turpino han somiglianza,
mi salva: io non ho colpa né arroganza. 5
Solo i Marchi e i Mattei da San Michele
hanno alcune cagion d’irritamento,
che furo un di molesti alle mie vele,
ma dicono: — Mea culpa e me ne pento. —
Spegner non posso piú le lor candele,
che stan come memoria e monumento;
ma g^uro a Dio che, se al mio sen verranno,
cordiali baci ed amicizia avranno. 6
Al secolo torniam di Carlo Mano,
alle dolenti note di Turpino,
a Filinoro fatto ciarlatano,
alla bizzarra ed al fratel meschino,
a Dodon sciolto, al danese cristiano,
ad Orlando, ad ogni altro paladino,
perocché incominciando s’ha intenzione
di dare all’opra alfín conclusione.