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18 la marfisa bizzarra

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     E minacciavan di bando e galera;
ond’era forza rispettarli alfine.
Dunque la pace, l’ozio e la carriera
de’ libri nuovi, fuor d’ogni confine
non sol de’ paladini avean la schiera
corrotta, ma le genti parigine:
dal re Carlo sin quasi al mulattiere,
lascivo era e goloso e poltroniere.
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     Lecita in chi poteva usar la forza
era la truffa, era la ruberia.
Ogni peccato avea buona la scorza,
e con nuove ragion si ricopria.
Fanciulli ed ebbri, andando a poggia e ad orza,
udiensi disputare per la via
ch’era il ner bianco e che il quadro era tondo
e che goder si debba a questo mondo.
21
     Gli abati in cotta e i santi monachetti,
che contra al mal dal pulpito gridavano,
sudando, trangosciando, e che a’ scorretti
mille maledizion dal ciel mandavano,
erano uditi come gli organetti;
e quando le persone fuori andavano,
un dicea: — Disse male, — un: — Disse bene,
ma predica all’antica e non conviene. —
22
     E chi diceva: — E’ canta l’astinenza,
ma so che i buon boccon non gli disprezza. —
Poscia ridean con poca riverenza,
e ognun restava nella sua mattezza.
Alle orazioni ed alla penitenza
diceano pregiudizi e leggerezza,
o ipocrisie per guadagnare i schiocchi,
o cose da mal sani e da pitocchi.