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266 la marfisa bizzarra

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     Marfísa a Ferraú ragion dimanda
di quel concerto e di quel gran furore.
Le rispose il pagan che in quella banda
da due giorni era giunto un ciurmadore,
che avea di privilegi una ghirlanda,
e cantatrici e piú d’un suonatore;
ch’era per lui la cittá sbalordita,
e si facea chiamar «cosmopolita»;
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     che da molti francese è giudicato,
ma che alterava spesso la favella;
che avea la sposa canterina a lato,
con bella voce, assai scaltrita e bella;
che vendea cataplasmi a buon mercato,
ma che la moglie veramente è quella
che con certi secreti suoi lavori
acquistava al marito de’ tesori.
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     Giunsero nella piazza passeggiando,
ma convien colle spinte farsi strada.
Marfísa verso il palco va guardando
per veder quella cosa come vada.
La folla la rispinge rinculando,
sicch’ella è quasi per cavar la spada,
e pur il collo allunga da lontano
per veder questo nuovo ciarlatano.
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     Parie veder, non le par ben scoprire,
spera ingannarsi per la lontananza;
vorria appressarsi piú, vorria fuggire;
mostra negli atti molta stravaganza.
Colui che i bussoletti e l’elisire
alza ciurmando e ciarla all’adunanza,
alla taglia, al sembiante, a’ capei d’oro,
le sembra ad evidenza Filinoro.