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260 la marfisa bizzarra

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     Né perché un birro sopí aggiunga e punti,
que’ nobili rampolli hanno ribrezzo.
Frattanto i padri, alla bottega giunti,
leggono le gazzette per un pezzo,
e notan negligenze, errori e punti.
Alcuno grida: — O Dio, mi scandal ezzo,
il tal monarca s’è portato male,
e non fu cauto appien quel maresciale. —
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     E qui della politica e dell’armi,
di regi matrimoni e d’alleanze
diceano cose da scolpir ne’ marmi,
e di ragion di Stato e di speranze;
ed han greche sentenze e latin carmi,
per raffermare, e molte sconcordanze,
topografie, geografie, misure,
che non si troveran sulle figure.
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     Sostengon riscaldati e pettoruti
le loro opinioni, il pensamento;
pur insensibilmente son caduti
senz’avvedersi al scarso del frumento,
e ad esclamar che, se Dio non gli aiuti,
il viver sará un tedio ed uno stento,
perocché l’uve anche poche saranno,
e disco rdan sui prezzi di quell’anno.
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     Un grida che s’è sconcia una sua vacca
e per la menda ha citato un villano.
Un altro all’oche d’un vicin l’attacca,
ch* è danneggiato d’un quarto di grano.
Uno è in furor; vuol spezzare una lacca,
se sa chi ne’ suoi fichi ha posta mano.
Cosi restan monarchi, arme e regine,
per oche, vacche, ficaie e galHne.